Data: 15 marzo – 2 giugno 2020
Luogo di partenza: Sosta a Praia Ramalha (Apulia)
Luoghi intermedi: Esposende
Luogo di arrivo: Sosta a parco de Merendas fiume Cavado Km percorsi: Km (non li ho contati!)
Way points: sosta notte Praia da Ramalha (apulia): N 41 28.440 W8 46.440
sosta notte sul fiume: N 41 30.821 W 8 44.366
Area sosta Esposende: N 41 32.331 W 8 46.741
Resoconto
A questo resoconto piuttosto lungo, potrei dare un titolo che racchiuda in esso l’essenza di ciò che è stato; questo titolo sarebbe “Corona” e non , come molti avranno pensato prima di proseguire nella lettura, “Covid19”.
Vi domanderete il perché del primo titolo al posto del secondo e la ragione è che, per noi, questa lunga sosta stanziale non ha rappresentato solo un periodo negativo ma, al contrario, una parentesi positiva, ricca di emozioni; il termine Covid19 ricorderebbe solo una malattia devastante mentre il termine Corona è un vocabolo più “neutro” che ricorda sicuramente il virus, ma può anche riportare a significati differenti da quest’ultimo.
In questi due mesi e mezzo, non ho scritto resoconti di viaggio ma ci siamo limitati a postare immagini e qualche video che hanno raccontato una sintesi di come noi, stavamo affrontando un periodo molto particolare per tutta l’umanità .
Fortunati, possiamo definirci così, perché dopo l’ultima tappa nella città di Porto, abbiamo deciso di fermarci, in auto isolamento, in un luogo scelto a caso, guardando la mappa satellitare su google maps.
Pensavamo di fermarci una sola notte in quel parcheggio della spiaggia di Ramalha ad Apulia, dove siamo arrivati nel pomeriggio, ma si è trasformata in una sosta di due mesi.
Il parcheggio, su terreno sterrato, alla base di dune di sabbia che nascondevano l’oceano, era quasi deserto.
Solo un camper con targa tedesca, era presente nell’ampia area suddivisa su più file, delimitate da paletti in legno.
Durante il primo mese di permanenza, siamo rimasti praticamente quasi gli unici occupanti stabili, e solo alcune rare macchine hanno fatto capolino nel parcheggio, oltre a noi e all’altro camper; solo alcune erano ricorrenti e, fra queste, vi era il proprietario del chiringuito della spiaggia e la GNR .
La GNR e la polizia marittima , tutti i giorni passavano a controllare l’area.
Nella prima settimana di sosta, le notizie che leggevamo in internet sulla possibilità o meno di poter restare in Portogallo, erano discordi: girava voce, sul sito del governo portoghese, che avrebbero chiuso tutti i campeggi e le aree sosta, invitando i turisti ad andarsene, come è avvenuto in molti casi , in Spagna.
Non avendo intenzione di tornare in Italia ma preoccupati dall’eventualità di doverlo fare in fretta e furia, un giorno, vedendo la pattuglia della GNR che girava nel parcheggio, sono uscita e, pur mantenendomi a distanza, ho chiesto loro se parlavano inglese.
Uno dei componenti dell’equipaggio, che scopriremo nei giorni successivi chiamarsi Nuno, conosceva bene l’idioma e, molto cordialmente, alla mia domanda sulla possibilità di restare nel parcheggio, ci ha rassicurato dicendoci che non ci sarebbero stati problemi in merito.
Avendo visto che stavo instaurando una conversazione animata con la polizia, un componente del camper che era nel parcheggio al nostro arrivo, ma che fino a quel momento avevamo solo intravisto da lontano insieme ad una ragazza, si è avvicinato per “darmi manforte” , temendo che il poliziotto ci stesse mandando via.
Da questo primo approccio, a debita distanza, sono continuati, nei giorni a seguire, timidi saluti e brevi chiacchierate con lui, Andy e con la sua ragazza Maike.
Un altro camper era sopraggiunto nel frattempo.
La targa era francese ma non riuscivamo mai ad intravedere i componenti del veicolo.
Solo di sfuggita ed in lontananza, avevamo capito trattarsi di due ragazzi giovani, evidentemente molto timidi ed impauriti, che sembravano uscire dalla loro abitazione su ruote, solo per buttare la pattumiera.
I giorni passavano e, mentre con l’equipaggio tedesco avevamo instaurato un cordiale rapporto di saluti e chiacchiere a distanza, con i francesi ci si limitava a fare cenni con la mano e grandi sorrisi, quelle rare volte che mettevano fuori il naso dal loro yogurt.
C’è voluto del tempo a capire che il loro equipaggio era formato da due umani e due felini , perché erano sempre rintanati anche a causa del cattivo tempo che era sopravvenuto dopo una iniziale serie di giornate soleggiate e miti .
Ad ogni modo, le giornate sembravano rincorrersi, una dopo l’altra, senza tempo.
La nostra permanenza sulla spiaggia di Apulia, era caratterizzata da una serie di azioni abbastanza ripetitive che riempivano il lasso delle 24 ore.
La sveglia verso le 9, era seguita dalla passeggiata con i cani lungo un percorso circolare sugli sterrati che seguivano i campi coltivati, limitrofi alla spiaggia, al termine della quale, veniva preparata la colazione per cani e noi umani.
Queste passeggiate, venivano ripetute più volte durante il giorno, prima e dopo pranzo, al tramonto e dopocena, alle 23, prima di andare a dormire, seguendo itinerari e tempistiche diversi ogni volta.
La passeggiata lungo la spiaggia deserta, sulle dune, era la preferita di Odino che poteva correre libero e scavare buche profondissime che assomigliavano a gallerie.
Nikita invece, prediligeva le passeggiate lungo la strada asfaltata che conduceva al paese di Apulia, distante circa un chilometro, dove ci recavamo per fare la spesa nei piccoli negozi ( il panettiere, la pescheria e l’ortolano) dove ormai eravamo conosciuti.
Queen, la pigrona, non aveva una passeggiata preferita e, il più delle volte, faceva ostruzionismo accovacciandosi a terra, pur di non proseguire nel cammino e rientrare subito al truck.
Per il resto della giornata, inframmezzata dalla preparazione di altri due pasti più o meno regolari, prendevamo il sole (se c’era), leggevamo o facevamo attività al computer.
L’acqua era presente nel parcheggio ma, per lo scarico delle acque nere e per fare la spesa più imponente, ogni dieci/quindici giorni, ci recavamo ad Esposende, nell’area sosta e al supermercato Lidl o al Continente.
Dopo una ventina di giorni, superato il periodo della quarantena, i rapporti con Maike e Andy si erano fatti più stretti mentre con i francesi, rimanevano rari, seppur cordiali.
I due ragazzi, in una rara occasione di incontro, ci avevano rivelato che parlavano malissimo inglese e quindi si sentivano in difficoltà.
Non per questo i francesi erano scortesi o antipatici ma decisamente il contrario, sopratutto dopo che, ho cominciato a bussare alla loro porta, offrendomi di andare a prendere qualcosa, anche per loro, se mi recavo in città o al supermercato.
Chi mi conosce personalmente sa che, per me e Davide, l’ospitalità ed il reciproco soccorso è sacro.
I viaggiatori si aiutano e si supportano sempre e, a maggior ragione, in occasioni come quella che stavamo vivendo, di isolamento forzato, senza contatti con altre persone, oltre a noi sei, lontani dal proprio paese, dai propri affetti anche se in una realtà logistica privilegiata come quella che ci stava ospitando.
Allora, ho accennato al reciproco soccorso, ma per un italiano, cosa c’è di più importante del buon cibo e il buon bere per legare con gli altri?
Ho cominciato a cucinare pietanze e ad offrirle ai nostri vicini e, dopo la prima pastasciutta, sono seguite, da parte dei francesi, delle ottime crêpes con marmellata fatta in casa. E poi torte, stufati, e svariate preparazioni che hanno visto tutti noi impegnati a rifocillarci reciprocamente quasi si trattasse di una gara di solidarietà.
Il primo invito nel camper, ci è stato rivolto da parte dei tedeschi: una cena seguita da chiacchiere per meglio conoscerci e birra fino a tarda serata.
Ma la data della svolta che ha trasformato 6 perfetti sconosciuti in un specie di famiglia , è stata il 2 maggio quando, inaspettatamente, i due giovani francesi, che si erano presentati come Jerome e Yann, ci hanno invitato per un aperitivo fuori dal camper, per celebrare il compleanno del primo dei due.
Alla festa, si sono uniti anche Ralf, un tedesco sopraggiunto con auto e piccola roulotte insieme ai suoi due cani ed una giovane alemanna artista di strada, che vive da sola con un peloso, nella sua roulotte trainata da una vecchia utilitaria in giro per Portogallo da un anno e mezzo.
Questo aperitivo, con ottimo cibo e esilarante compagnia, ha permesso che si creasse un profondo legame fra tutti i presenti.
I due francesi, dopo tre bottiglie di ottimo vino medoc, si sono lasciati andare a parlare inglese e abbiamo scoperto che avevamo nominato, me e Davide, “mamma e papà”, vista la differenza di età, mentre consideravano “fratelli” i tedeschi.
Da qui, la nascita della definizione “famiglia europea” che ben rappresenta il nostro tipo di rapporto: un affetto profondo fra persone di diversa nazionalità.
Dopo un paio di giorni da questo aperitivo, Ralf il cinghiale, come l’ho affettuosamente soprannominato io, per il suo modo di “non lavare” i piatti e se stesso, e la tedeschina, ci hanno abbandonato per tornare sui loro passi, verso mete differenti, mentre noi 6, della famiglia più stretta, siamo rimasti.
Sembrava inizialmente che Yann e Jerome dovessero ripartire per rientrare in Francia a lavorare come stagionali nella ristorazione ma, con immenso piacere di tutti , abbiamo scoperto che il governo francese non dava il via alla riapertura delle attività di grandi dimensioni e quindi, anche loro, hanno scelto di trattenersi ulteriormente.
Giorno dopo giorno, durante il periodo che ha seguito l’aperitivo, la nostra amicizia è come fiorita e non sono mancate le occasioni per scambiarci regali culinari e favori; ci trovavamo tutti bene godendo della reciproca compagnia ma, mai e poi mai, avrei pensato di trascorrere, grazie a loro, una delle giornate più felici, che custodirò nel cassetto del mio cuore per il resto della vita.
Il 14 maggio, il mio compleanno, dopo aver ricevuto la chiamata di mia mamma per gli auguri verso le ore 9, ho sentito bussare alla porta del truck.
Aperto l’uscio, mi sono apparsi 4 “mascherati” che intonavano la classica canzoncina della ricorrenza, con in mano un vassoio ricco di pietanze per la colazione ed un biglietto sul quale vi era scritto che avrei ricevuto altre sorprese durante la giornata.
Bigliettini e sorpresine hanno rallegrato l’intera giornata fino ad un invito per l’aperitivo in spiaggia con tanto di augurio scritto sulla sabbia con i sassi e ottimo mojito e stuzzichini serviti in attesa della cena.
Trasferitici sul camper dei tedeschi abbiamo proseguito i festeggiamenti con una cena Tex mex preparata da Maike e del buon vino e spumante.
Il culmine del festeggiamento è avvenuto quando, al momento del dolce, Maike ha inforcato la sua chitarra per intonare il canto e mi è stata presentata una torta fatta di Babà e frutta, fatta da Jerome, con tanto di candeline!
Ma un compleanno senza regalo poteva essere degno di questi “miei” folli fanciulli?
Ebbene, anche un pacchettino ben confezionato accompagnava il dolce.
Uno splendido braccialetto con il simbolo dell’albero della vita e l’occhio porta fortuna era contenuto all’interno della confezione e non poteva essere più gradito da me che, commossa, ho cominciato a versare lacrime di gioia!
A distanza di una settimana, il 21 di maggio, era però la ricorrenza di Yann e, sin da questa serata in cui si celebrava il mio compleanno, abbiamo cominciato ad escogitare qualcosa di differente per lui.
Durante la settimana , io e Davide insieme ai ragazzi alemanni, siamo andati in perlustrazione e abbiamo scoperto un’area pic nic sul fiume, a circa 8 chilometri a nord della spiaggia, che offriva la possibilità di organizzare un ottimo party con barbecue all’aperto.
Anche i festeggiamenti per Yann sono stati memorabili: al mattino, ci siamo spostati verso il fiume e decorata l’area picnic con festoni e palloncini , dove c’erano già tavoli e panche in cemento, io ho cominciato a preparare un ottimo tiramisù e una teglia di melanzane alla parmigiana che avrebbero accompagnato il pranzo e la cena di carne arrostita sul barbecue, preparata da Andy e Davide.
Jerome e Yann, bendato per non svelare la sorpresa, ci hanno raggiunti all’ora di pranzo e, neppure a loro, è stata risparmiata la canzone di “buon compleanno” questa volta però, scaricata da internet e uscita dalle casse dello stereo con la voce di un professionista !
Questa location sul fiume che ci offriva ancora più libertà ed autonomia rispetto alla spiaggia che, ultimamente cominciava ad essere affollata durante i fine settimana e non solo, è diventata la nostra base per le successive due settimane.
Qui, potendo mangiare all’aperto e comodamente tutti insieme, ogni sera preparavamo a rotazione, un menu differente a cura di tutti noi.
Il barbecue era ricorrente ma anche pietanze preparate sulla piastra, sia di carne che di pesce, qualche fritto, e i dolci, non hanno deluso i partecipanti.
Tutti i giorni, io mi recavo con il quad nella zona di Apulia, alla ricerca di un cagnolino soprannominato dai francesi CoCò, che era venuto a trovarci un giorno sulla spiaggia e ci aveva fatto innamorare con la sua simpatia di cucciolo, tanto che Yann e Jerome si erano ripromessi di adottarlo se l’avessimo ritrovato e fosse stato compatibile con i due gatti.
Tutte le mattine partivo alla ricerca disperata per regalare una vita nuova al cane ma, tutti i giorni tornavo delusa, dopo circa due ore di giro fra gli sterrati e la pineta di Apulia.
Di CoCò non c’era traccia; nonostante io non volessi mollare la ricerca, chiedendo anche agli abitanti se avessero visto un cagnolino buffo di colore nero e marrone aggirarsi per le strade, alla fine ho dovuto desistere e rinunciare all’impresa.
L’ultimo giorno, prima della partenza dei francesi, ho trovato un altro cane che gli assomigliava che soggiornava nel giardino di una famiglia, insieme al cane di proprietà.
La proprietaria della casa, non voleva questo cane, nonostante se ne prendesse cura da quando era apparso, due mesi prima, e venendo a conoscenza che stavo cercando un peloso simile, mi ha proposto di prendere lui, al posto di CoCò.
A Yann e Jerome pareva piacesse e, dopo averlo testato con i gatti, si erano ripromessi di tornare a prenderlo il giorno successivo per portarlo dal veterinario per il microchip. L’avrebbero portato in Francia e lasciato insieme ai gatti dal papà di uno di loro, per la stagione estiva , mentre loro lavoravano come cuochi, in quanto non era opportuno tenerlo in camper per tutto il giorno.
Purtroppo la sera stessa, quando ormai eravamo tutti contenti per questo inaspettato lieto fine, hanno ricevuto la notizia dal padre che avrebbe dovuto subire un intervento a breve e non sarebbe stato in grado di occuparsi degli animali.
Con grande rammarico di tutti, i ragazzi non avevano più modo di fermarsi per i vaccini e le pratiche del passaporto, dovendo rientrare al più presto e quindi l’adozione era saltata.
Il giorno successivo, in mattinata mentre i ragazzi preparavano tutto per partire, io sono tornata dalla signora del cane , nonostante non avessimo ancora confermato la volontà di prendere il peloso, per spiegare di persona l’accaduto e le ragioni per le quali non si poteva procedere con l’adozione .
Come volontaria, amando i cani e rispettando le persone, mi è sembrato giusto non limitarmi ad un messaggio negativo ma “portare la mia faccia” davanti a loro per scusarmi ed esprimere il mio rammarico.
Vedendo la mia commozione, la famiglia ha capito la situazione e mi ha assicurato che avrebbero continuato a prendersi cura del cagnolino, da noi soprannominato CoCò Bis, fino a quando non avessero trovato qualcuno di idoneo ad adottarlo.
Questa è stata l’unica giornata veramente triste di tutto il periodo di permanenza ad Apulia:
Triste per la mancata adozione; triste perché i miei “pargoli” francesi erano partiti; triste perché l’indomani anche Maike e Andy avrebbero ripreso la strada verso la Germania.
E’ stato decisamente triste e sopratutto malinconico separarci dai “Miei” ragazzi.
Eravamo sinceramente diventati una famiglia, una famiglia europea e come avviene in ogni famiglia, chi ne fa parte, anche se lontani, continuerà a rimanere in contatto e a volersi bene!
Questo lungo periodo di lockdown per il Covid19, ha portato tanto dolore e sofferenza a moltissime persone che hanno perso i loro cari; ad altre ha creato molte difficoltà sia logistiche che economiche; ad altre ha arrecato fortunatamente solo noia e disagio.
Forse, dopo aver letto questo racconto, capirete perché per noi, che ci riteniamo molto fortunati, nonostante ci possano essere stati momenti di preoccupazione e di dispiacere per i nostri cari in Italia, è comunque stato un periodo che ci ha lasciato qualcosa di positivo: una grande, sincera e affettuosa amicizia !
Ps: desideriamo ringraziare formalmente la GNR, la polizia marittima, la protezione civile e gli abitanti di Apulia che, con noi, sono sempre stati gentili e ci hanno fatto sentire al sicuro durante tutta la nostra permanenza in questa area.
Luoghi di interesse: Spiaggia Apulia, costa, fiume
Tipo di sosta: Apulia: nel parcheggio della spiaggia su sterrato con acqua 4
Fiume: su prato sul fiume con tavoli in granito fissi e spazio per barbecue , no servizi
Note: servizio di area sosta a Esposende con tutti i servizi
















